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lunedì 6 novembre 2017

POLPETTE ALLE ZUCCHINE CON POMODORINI E BASILICO

Non so come mi sia uscita fuori sta ricetta delle polpette.
Anzi lo so, ero in puro delirio da dieta e volevo qualcosa di buono e leggero. Da qui è scatturita la voglia di cucinare queste pallottoline di carne e zucchine al vapore.
Non prendetemi per pazza, ma in questa casa, se io sono a dieta, Marito è solidale, ma fino a un certo punto.
Oggi non son di molte parole.
È lunedì, fa veramente freddo per la prima volta dopo secoli, tira un vento gelato che ti entra pure nelle narici, e un po' mi girano.
Sappiate che queste polpette sono buone, leggere, ma se prima di passarle nel sugo le rosolate in padella, saranno ancora più buone. 
Beccatevi la ricetta e buona settimana!



venerdì 21 luglio 2017

MIRTAMI - SU

Avete presente il tiramisù? Ecco questo è tutt'altra cosa: un dolce al mirto di Sardegna!
Avete presente quando assaggiate un piatto in un ristorante e poi volete subito provare a riprodurlo a casa?
Bene, a me questo capita spesso, come in questo caso, solo che la maggior parte delle volte ci metto due o tre anni, perdo nozione del sapore del piatto gustato e finisco per confezionarne uno nuovo completamente diverso. 
Il Mirtami - sù, a vago ricordo e imitazione del classico tiramisù, è retaggio di una cena lontana in un agriturismo della Gallura: descritto nel menù come un tiramisù al mirto, ne ho voluto deliberatamente cambiare il nome, sia per differenziarmi da quello servitomi al ristorante, che ricordo fosse a base di mascarpone, sia per definirne l'identità. 
Tutti ingredienti tipici sardi, per un fresco dessert adatto a tutte le stagioni. 
Ovviamente, dato che parliamo di un dolce a cucchiaio, potete scegliere se proporlo intero, in una bella teglia dai bordi alti, oppure in monoporzione: le dosi rimarranno comunque uguali, mentre i savoiardi diminuiranno sensibilmente nel caso optaste per la seconda scelta.


mercoledì 16 novembre 2016

CORATELLA DI MAIALINO DA LATTE

E se è proprio vero che del maiale non si butta via nulla, oggi vi racconto della coratella di maialino. 
Una ricetta che ho atteso ben due anni per poter riprodurre e postare (clicca qui), ma che per motivi tecnici, ossia la reperibilità del prodotto, sono riuscita a eseguire solo lo scorso fine settimana, quando dalla Sardegna mi è giunta una bella metà di maialino da latte da arrostire. 
Per chi non la conoscesse, con il termine coratella, si intendono tutte le frattaglie dell'animale, cuore, fegato e polmone, che cotte assieme alla carne in forno, risulterebbero asciutte e "stopacciose", quindi solitamente vengono prelevate e cotte a parte in svariati modi. 
Per esempio:  il mio fidato macellaio in terra sarda, Stefano, dispensa sempre un sacco di ricettine semplici e sfiziose, adatte a non sprecare mai nulla, e questa preparazione mi è stata consigliata da lui, con una raccomandazione: niente aceto, come si fa normalmente per il fegato alla veneziana, la coratella è molto dolce, e l'acidità dell'aceto di vino bianco ne comprometterebbe il suo originale sapore.
Sono gusti molto particolari, e capisco pure che le interiora non piacciano a molti anche se molto nutrienti, ma quelle di maialino da latte, posso assicurarvi essere molto delicate e in cottura assorbono divinamente tutti i profumi degli ingredienti con i quali sono cucinate. 



Ingredienti per 4 persone
  • 300 - 400 g di coratella di maialino
  • 2 cipolle bionde
  • uno spicchio d'aglio
  • un bicchiere di vino bianco
  • 4 foglie di alloro
  • olio extravergine d'oliva q.b.
  • sale e pepe nero di mulinello q.b.

Lavate le interiora sotto l'acqua corrente, poi asciugatele e riducetele a pezzetti.
Pelate le cipolle, tagliatele a metà e affettatele sottilmente.
In una larga padella versate due cucchiai di olio extravergine d'oliva, unite l'aglio e le foglie di alloro e fate scaldare.
Aggiungete ora le cipolle, rosolatele a fuoco moderato finché saranno appassite e in ultimo versate la coratella.
Alzate il fuoco, fate dorare bene tutti i pezzetti di carne, sfumate con il vino bianco quindi, abbassate il fuoco e portate a termine la cottura cuocendo ancora per circa 15 minuti.
Infine salate, pepate a piacere e portate in tavola bello caldo.

venerdì 15 gennaio 2016

TI RACCONTO ZENA E I SUOI CARUGGI: VICO DELL'OLIVA E IL GALLETTO ARROSTO CON LE OLIVE DELLA RIVIERA

Oggi parliamo di Vico dell'Oliva: quando vi ho detto che i nomi dei caruggi genovesi sono davvero particolari, non scherzavo!
E poi mi da sicuramente un bello spunto per consigliarvi una ricetta invernale, davvero squisita, che oggi, trae ispirazione dalla pura cucina genovese.
Partiamo da Sottoripa, prima o poi ve ne dovrò parlare, perchè la nomino spesso, e, a mio parere è davvero fantastica, all'inizio dei portici, lato Piazza Raibetta, un piccolo stretto caruggio, si infila nella città vecchia.


Subito, intersecato da altre vie, si apre un po' di più al centro per mostrarci una piccola e minimalista edicola dedicata all'Immacolata, datata circa al XVIII secolo.


Un poco più avanti, tra i palazzi ricostruiti dopo i bombardamenti del 1942, troviamo un antico loggiato, oramai murato risalente al XV secolo.


E sotto una serranda: incastonata in una cornice di decori, putti e stemmi in marmo davvero affascinante. Cosa davvero insolita perchè la maggior parte dei sovrapporta del XIII secolo che si trovano tra le vie della città vecchia, sono in pietra di promontorio.


Si tratta di palazzo Grimaldi-Oliva, due grandi famiglie genovesi e da qui forse il nome del vico, ma altri pensano che la toponomastica derivi proprio dalla "chiappa dell'Olio", ossia il punto dove le navi scaricavano l'olio, circa nel 1300, secolo più secolo meno, che sorgeva nell'antistante piazza della Raibetta.


Come sovrapporta troviamo un magnifico bassorilievo che ci ricorda le vicende di San Giorgio.


Rammentando a tutti i passanti di quanto Genova fosse "Superba", San Giorgio tiene sul braccio lo stemma della città.
Ai lati della scena, due stemmi identici, probabilmente della famiglia Oliva, sono sorretti da piccoli bambini nudi, senza ali. 
Saranno stati originariamente putti, a cui, nei secoli qualcuno ha mozzato le ali, o è semplicemente opera dell'ignoto autore?

Sensazionale, quanta storia tra quattro mura, in un piccolo vicolo della città vecchia, a ridosso del porto.


Dunque ora veniamo alla nostra ricetta: il Galletto con le Olive.
A mio parere un ottimo piatto da portare in tavola la domenica, si cuoce praticamente da solo. Magari non dimenticatevelo, che poi brucia...


Ingredienti per 4 persone
  • un galletto ruspante di circa un chilo pulito dalle interiora
  • 100 g di olive taggiasche
  • 50 g di pancetta arrotolata
  • una costola di sedano
  • una carota
  • 2 scalogni
  • un bicchiere di vino bianco
  • olio extravergine d'oliva q.b.
  • sale e pepe nero di mulinello q.b.

"Sbruciacchiate" il galletto passando la sua pelle sopra la fiamma del fornello, così da eliminare tutte le piumette rimaste. Lavatelo, internemete ed esternamete, e asciugatelo con carta assorbente.
Tritate il sedano, la carota, la cipolla e la pancetta, molto finemente, quindi soffriggeteli assieme a 4 cucchiai d'olio extravergine d'oliva, in una larga casseruola dai bordi alti.
Una volta appassito il soffritto, adagiate il galletto in pentola, e, con delicatezsza, rosolatelo su tutti i lati.
Sfumate con un bicchiere di vino bianco.
Ora unite le olive e lasciate cuocere per almeno un'ora e mezza con il coperchio, controllando ogni tanto che il sugo non si asciughi. Se dovesse capitare unite un poco di brodo vegetale. Aggiustate di sale e pepe.
Infine togliete il coperchio, rigirate il galletto e cuocete ancora una mezz'ora abbondante.
Servite il galletto a pezzi, con il suo sughetto di cottura, le olive e tante belle patate arrosto.




martedì 24 novembre 2015

TI RACCONTO ZENA E I SUOI CARUGGI: DI VICO CICALA E DI FARFALLE CREMOSE ALLE CICALE DI MARE, ZUCCHINE E I LORO FIORI

L'ottocentesca usanza di titolare i vicoli con nomi di animali, in VICO CICALA non  è stata necessaria.


Anche se a me piace immaginare sia chiamato così per la sua vicinanza al mare, e di conseguenza, ricordi le cicale di mare, quei brutti crostacei bianchi tanto buoni, qui parliamo invece della storia di Genova.
La Famiglia Cicala,  originaria della Germania, che tra i suoi posteri annovera nominativi importanti tra cui GUGLIELMO famoso crociato, che assieme ad altri portò dalla Terra Santa le ceneri di San Giovanni Battista alla città e LANFRANCO, celebre saggio, legislatore e poeta del 1200.

Si narra che il nome e lo stemma di questa antica famiglia consolare genovese, presente in città già dal 950 circa circa, derivi dallo sciame di cicale che spaventò i pisani in battaglia contro Pompeo, portandolo alla vittoria. Al suo rientro assunse lo stemma con 7 cicale, diminuito a 5 negli anni successivi dai posteri. 

Siamo in Sottoripa, antico porticato genovese, risalente al 1300, forse ancora prima, di cui non mi risparmierò di raccontarvi più avanti; un piccolo caruggio, il cui inizio è sormontato da un'arco del XVI secolo, si intrufola nella città vecchia.


Alzate gli occhi, come del resto in tutto il centro storico di Genova bisogna sempre fare, ed ecco sopra la finestrella dalle sbarre rosse, una pietra rappresentante l'agnello, tipico simbolo che stava a indicare le antiche famiglie consolari, impolverata, purtroppo, ma non crederete mai, che questa stele, si è salvata da ben tre bombardamenti... Probabilmente i due stendardi ai lati opposti indicavano uno lo stemma della famiglia, l'altro quello di Genova, ma si sa il tempo, le faide e le guerre, cambiano un poco le cose.

Più avanti, al civico uno, troverete un portone, alzate nuovamente il capo, e guarda un po' la fortuna di aver un così bel ingresso di casa.


Un vico stretto e angusto, come del resto lo sono la maggior parte di quelli genovesi, che comunque viene tenuto in vita dalla presenza di un albergo e di un ristorante poco più avanti... altrimenti sarebbe già diventato un comune pissoire... senza dubbio...

Percorrendo tutto il vicolo, si arriva in una piazzetta, San Pancrazio, dove all'angolo troverete Palazzo Cicala, ma da questa angolazione, non sembra molto interessante, tranne per un gatto alla finestra.


Girate l'angolo e  vi ritroverete in un'altra piazzetta, Piazza dell'Agnello, e stupitevi pure, nell'osservare la maestosità e la bellezza di questo edificio. 




Ua targa commemora il passaggio e la vita di Lanfranco Cicala, che nel tredicesimo secolo, con le sue poesie d'amore in provenzale, contribuì a diffondere la poetica volgare. 


Bene ora, come ho detto prima, dato che mi piace immaginare che questo caruggio sia intitolato alle cicale, oggi vi posto una bella ricettina per una pasta con le cicale di mare.




Ingredienti per 4 persone
  • 160 g di farfalle rigate
  • 750 g di cicale di mare
  • 4 piccole zucchine con il fiore
  • prezzemolo q.b.
  • uno spicchio di aglio
  • sedano, carota, cipolla per il fumetto di pesce
  • olio extravergine d'oliva q.b.
  • sale e pepe nero di mulinello q.b.

Lavate le cicale sotto l'acqua corrente e tenetene 12 begli esemplari da parte. Le restanti scusciatele tutte. Conservate le teste e le code, che serviranno per il fumetto, mentre gettate il carapace. Raccogliete la polpa delle cicale in un piattino, quindi tenete da parte.
Lavate le zucchine e tagliatele a piccoli quadratini, pulite i fiori e fateli a brandelli con le mani.
In un pentolino, versate 400 ml di acqua, aggiungete un pezzo di sedano, uno di carota, una piccola cipolla, e poco sale. Portate a bollore, quindi unite i resti dei crostacei.
Lasciate sobbollire incoperchiato per una mezz'oretta, quindi spegnete il fuoco, fate intiepidire, filtrate e tenete da parte.
In una larga padella scaldate due cucchiai di olio extravergine d'oliva, unite l'aglio pelato, fatelo rosolare leggermente, poi unite le zucchine. Cuocete tutto a fuoco altro per 5 minuti al massimo, mescolando spesso. 
Lessate la pasta, scolatela a metà cottura e unitela alla padella con le zucchine.
Portate le farfalle a cottura in padella, aggiungendo di volta in volta un cucchiaio di fumetto di pesce, un po' come il risotto. Salate e pepate.
In ultimo, unite la polpa e le cicale intere, i fiori di zucchina e cuocete ancora pochissimi minuti a fuoco medio.
Servite caldo distribuendo equamente le cicale intere per ogni piatto e decorate con una spolverata di prezzemolo tritato.