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sabato 27 maggio 2017

SEPPIE TENERE AL POMODORO E VINO BIANCO

Di ricette di seppie al pomodoro se ne trovano un'infinità, queste sono davvero prelibate!
Il libro "la Cucina di Vefa" direi essermi stato di molto aiuto, infatti questo piatto è tratto dal quel volume, ma la particolarità di questa ricetta è proprio data dalla morbidezza che le seppie assumono in cottura. 
Popolo della rete, sbizzarritevi a preparare le seppie al pomodoro e vino bianco ora che è la stagione perfetta per questi molluschi, converrete con me che saranno le più morbide che abbiate mai assaggiato!
Chiedo scusa per la foto, è orrida, ma è venuto tardi, il sole avevo fatto già capolino dietro la collina e mi sono arrangiata con un faretto sul tavolo...


venerdì 15 luglio 2016

BRIOUATS AUX AMANDES

Tempo fa vi ho raccontato che sono stata a lezione di cucina marocchina.
Oggi sono a proporvi, uno dei tanti piatti che la maestra Ouafae ci ha insegnato durante quell'occasione.
Andiamo sul dolce, molto dolce... quindi, se avete il diabete, lasciate perdere questa ricetta, in caso contrario continuate pure con la lettura. 
I Briouats sono dei fagottini di pasta brik ripieni di mandorle e zucchero, successivamente fritti e in ultimo irrorati di miele caldo e semi di sesamo. Questi dolcetti non opossono mancare sulla tavola della cena di interruzione del digiuno del Ramadan, proprio perchè ricchi di frutta secca che notoriamente da energia. 
La pasta brik è una specie di sottile crepe francese, senza uova, che si trova già confezionata, bella e pronta all'uso nei supermercati più forniti di cibi etnici oppure nelle macellerie hallal. Ouafae ci ha detto che si può anche preparare in casa, ma ci vuole abbastanza agilità e tecnica per creare sfoglie sottilissime e trasparenti, quindi, come primo approccio verso questo nuovo ingrediente, ho preferito utilizzare quella acquistata.
Tradizionalmente, i briouats vengono serviti con il te alla menta marocchino, anch'esso molto zuccherato, e così ho pensato che fosse un'ottima occasione per provare le capsule di TeEspresso Aroma Marrakesh Mint, te verde in foglia, aromatizzato con foglie di menta secca. Una delizia!


giovedì 30 giugno 2016

TÜRLÜ, UN CLASSICO DELLA CUCINA OTTOMANA

I francesi preparano la Ratatuille, i genovesi la rattatuia, i turchi il Türlü.
Tre vocaboli diversi, per una ricetta molto simile.
Preparare il türlü è molto semplice, anzi la trovo una di quelle pietanze da cucinare mentre nel frattempo si legge un libro, magari al fresco del giardino, per sfuggire alla calura sprigionata dal forno.
Come tutte le ricette del mondo ottomano, anche questa prevede l'uso (e l'abuso) di alcune erbe aromatiche. Se dovessero non piacere, limitatevi al solo utilizzo del prezzemolo: il türlü, perderà un poco della sua freschezza tipica, ma di certo non rovinerete il risultato finale.
E' un piatto completamente vegetariano, leggero, ottimo come contorno per accompagnare secondi di carne e pesce, ma se volete portarlo in tavola come piatto unico, cospargetelo di feta a dadini, diventerà assai saporito.



Ingredienti per 4 persone:
  • una melanzana
  • una cipolla bionda
  • 2 spicchi di aglio
  • una patata gialla grande
  • 2 pomodori a grappolo
  • 2 zucchine trombetta
  • un peperone, meglio se verde
  • un cucchiaio raso di origano secco
  • 2 cucchiai rasi di menta secca 
  • 3 rami di di prezzemolo
  • un cucchiaio colmo di concentrato di pomodoro
  • olio extravergine d'oliva q.b.
  • sale e pepe nero di mulinello q.b.

Tagliate la melanzana a fette spesse 1/2 centimetro, quindi riunitele in una ciotola e copritele d'acqua, aggiungete un cucchiaino di sale e lasciate riposare una mezz'ora.
Successivamente scolatele, asciugatele e raccoglietele in una ciotola grande pulita.
Affettate le cipolle non troppo sottilmente.
Tagliete le trombette a rondelle un po' più spesse, circa due centimetri.
Dividete i pomodori in 8 parti e tagliate il peperone a fette spesse un centimetro, avendo cura di eliminare picciolo e semi.
Riunite tutte le verdure nella ciotola con  le melanzane e aggiungete anche gli spicchi di aglio e le patate pelate e tagliate a cubetti non troppo grossi.
In un bicchiere colmo di acqua tiepida, sciogliete il concetrato di pomodoro e versatelo sulle verdure. Mescolate bene, condite con l'origano e la menta secchi, le foglie e i gambi del prezzemolo tritati, olio sale e pepe a piacere.
Trasferite tutto in una grande pirofila e infornate a 200°C per circa un'ora. 
Di tanto in tanto date una bella mescolata alle verdure che, saranno pronte quando risulteranno dorate in superficie , ma tenere sul fondo della teglia.
Se per caso, le verdure dovessero cominciare a scurirsi troppo in superficie, coprite la teglia con un foglio di carta d'alluminio.
Sfornate il türlü e lasciatelo intiepidire.
Servite a piacere con più o meno brodo di cottura delle verdure. 
In ultimo, a piacere cospargete con la feta a cubetti.
Il giorno dopo è ancora più buono!


martedì 21 giugno 2016

LA CUCINA AFGHANA RACCONTATA DA CHEF KUMALÉ E I NATI PER SOFFRIGGERE

Da grande amante della cucina etnica, potevo esimermi dal partecipare e raccontarvi il Cooking Show di Chef Kumalè e i Nati per Soffriggere? Assolutamente.
Ieri, mi sono letteralmente precipitata al Suq del Porto Antico di Genova per assistere a questo incontro sulla cucina afghana, a me ancora sconusciuta.

Caroline, Mortazza e Chef Kumalè

Ma andiamo per ordine e partiamo col spiegare meglio chi sono stati i protagonisti di questo evento.
Chef Kumalè, alias Vittorio Castellani, è un giornalista, uno storytelling piemontese che, girando il mondo ha assaggiato e visto preparare i piatti tipici di ogni angolo del pianeta. Di seguito, ha abbinato il sapere appreso direttamente dalle "massaie" durante i suoi viaggi, agli studi sulle culture gastronomiche, diventando un punto di riferimento per Università, Enti e Istituzioni Locali.
Nati Per Soffriggere, invece, è un progetto che vede nella cucina un elemento di integrazione e stimolo culturale. Prevede una serie di attività che intendono far leva sulle conoscenze e competenze culinarie maturate nei paesi d'origine dai profughi che affollano i servizi di accoglienza e assistenza riservati ai cittadini stranieri richiedenti asilo.
In poche parole, Nati Per Soffriggere, intende valorizzare le competenze culinarie dei migranti, sopratutto di quelli che in patria hanno già lavorato nel settore, proponendo e organizzando serate gastronomiche a tema , cucinate dagli ospiti dei centri di accoglienza in eventi esterni organizzati per il pubblico. 
Ieri, su palco del Suq erano presenti Caroline, rappresentante della Coop. Il Biscione, che attualmente ospita i rifugiati in città, e Mostaza, o Mortazza, dolcissimo ragazzo afghano, cuoco di mestiere nella sua terra d'origine, che con l'aiuto di Chef Kumalè e Caroline ha preparato il Kabuli Palaw, tipico tradizionale della sua terra natia.


In pratica, il Kabuli Palaw è un riso basmati poco speziato cotto con la tecnica di assorbimento del riso pilaf, con carne di vitello o montone, carote e uvetta caramellate. 
Un piatto che prevede una cottura molto lunga, si comincia preparando un brodo di carne: dopo aver soffritto tanta bella cipolla, aggiunto cumino e curcuma in polvere, e lo zenzero fresco a pezzetti, si fa rosolare la carne, che secondo le tecniche musulmane, deve essere nuovamente lavata prima della cottura, per eliminare tutto il sangue residuo, considerato impuro.
Pratica, che oltre ad essere un precetto religioso, diventa anche una regola igienica fondamentale nei paesi dove spesso la carne viene esposta nei mercati, all'aria aperta, e le strade sovente sono sterrate.
In ultimo, si aggiunge l'acqua, il sale e si lascia cuocere per circa due ore. Creando così un brodo molto saporito.
Il riso, rigorosamente Basmati, quello a chicco lungo per intenderci, nel frattempo viene lavato e messo in ammollo per 20 minuti circa, così da eliminare tutto l'amido e mantenere i chicchi separati. Poi cotto al dente.
Una volta pronto il brodo, al quale sarà stato aggiunto un po' di zucchero caramellato nell'olio di semi, per rendere più piacevole e delicata la pietanza al palato, si comincia con l'operazione "degli strati": in una grande pentola, vengono messi strati di riso, brodo e carne in modo alternato, per poi chiudere con un coperchio avvolto in un canovaccio.

In ultimo, importantissimo elemento, viene appoggiata una grande pietra sopra la pentola, così da sigillare ulteriormente la preparazione e creare una sorta di "pentola a pressione", passatemi il termine.
La pietanza, richiederà ancora una mezz'oretta di cottura. In questo modo, il riso assorbirà tutto il liquido all'interno e, senza mai girarlo, si gonfierà raddoppiando il suo volume, ma allo stesso tempo conservando la morbidezza e sapore del condimento.
Una volta pronto il Kabuli Palaw, viene versato in un grande piatto e coperto con carote a julienne e uvetta leggermente fritti.


Infine abbiamo tutti assaggiato. Inutile dire che il Kabuli Palaw era già pronto, altrimenti avremmo dovuto aspettare molto più di un'oretta, la durata totale dello show cooking.
Un piatto davvero buono, particolare, che vagamente ricorda la cucina indiana, ma dai sapori meno speziati, non a caso l'Afghanistan confina con l'India, molto piacevole e neanche troppo pesante.


Un'ora di "spettacolo", davvero divertente e istruttivo.
Concludendo si puo' dire che in un mondo dove i popoli migrano, si spostano per necessità di sopravvivenza, scappare dalla fame, dalle guerre, o anche solamente per trovare un avvenire migliore, il cibo, la cucina in particolare, unisce sempre tutti!
Perchè nella cucina c'e' conviaviliatà, passione e amore.


domenica 6 marzo 2016

PERE COTTE AL VINO BIANCO, ZAFFERANO E CARDAMOMO

Direttamente da uno dei miei acquisti natalizi, il libro di cucina Jerusalem, oggi vi propongo una ricetta dolce.
Che le pere cotte siano una prelibatezza, penso non sfugga a nessuno. Io solitamente le cuocio in forno, con il vino rosso, ma dopo aver letto questa ricetta, dai sapori decisamente orientaleggianti, non ho potuto far a meno di provarla.
Sul libro diceva di pelare le pere, sinceramente, a me piace pure la buccia, e non l'ho voluta levare, magari l'effetto ottico non sarà dei migliori, ma per quanto riguarda il gusto nulla ha da togliere, anzi la buccia è fonte di vitamine in più.



Ingredienti per 4 persone
  • 4 pere Kaiser sode
  • 500 ml di vino bianco secco (magari non usate proprio quello del cartone)
  • 150 g di zucchero
  • 15 semi di cardamomo
  • un cucchiaino di pistilli di zafferano 
  • acqua q.b.

Lavate le pere.
In una pentola dai bordi alti, scaldate il vino assieme allo zucchero, lo zafferano e i semi di cardamomo leggermente pestati con la punta del coltello.
Portate a bollore, mescolando ogni tanto così che lo zucchero si sciolga completamente.
Ora adagiate le pere nella pentola, aggiungete tanta acqua quanto basta per coprirle a filo, quindi chiudete la pentola con un foglio di carta da forno.
Lasciate cuocere almeno 20 minuti a fuoco basso.
Quando le pere saranno cotte, ossia nel momento in cui infilando una forchetta nella polpa non incontretà resistenza, togliete la frutta dalla pentola, eliminate il foglio di carta da forno e, a fuoco vivo, fate ridurre a circa un terzo l'acqua di cottura.
Servite le pere fredde accompagnandole con il sughetto ristretto.