domenica 26 ottobre 2025

L'Entrecôte di Montecarlo: Abbiamo Provato Le Relais de Venise, Il Fenomeno di TikTok

 Vi porto con me a Montecarlo, più precisamente in uno dei suoi quartieri definiti più antichi, dove si erigono ancora piccoli palazzi di non più di 4 piani, in stile Belle Epoque. Edifici storici dalle facciate decorate con dettagli ornamentali, balconi in ferro battuto, cornici elaborate e, in alcuni casi, preziose ceramiche. Dove ancora si può respirare la “Vecchia Monaco”.

E proprio in questo quartiere, al n.4 di Rue Suffren Reymond, ha casa uno degli ultimi trend che spopola su TikTokLe Relais de Venise, storico ristorante di Parigi, che oramai ha aperto sue filiali in tutto il mondo.

le relais de l'entrecote


La Storia: Il Genio del Menù Fisso

La storia nasce per l’appunto a Parigi, quando il viticoltore Paul Gineste de Saurs, rileva un piccolo ristorante a Portae Maillot (tenete a mente questo nome, lo ritroverete più avanti), nel 17° arrondissement di Parigi, il cui nome era appunto "Le Relais de Venise". Gineste de Saurs non cambiò il nome del locale ma, con un colpo di genio, rivoluzionò completamente la formula del servizio e del menu.

Decise di offrire un menù fisso, specializzandosi sulla perfezione di un unico piatto, il controfiletto, l’entrecôte, servito con una salsa segreta (che pare ancora oggi esser un segreto ben custodito) e le patatine fiammifero (pommes allumette).

Il tutto servito in due volte, in modo tale da mantenere calda la carne e la sua salsa di condimento.

L’intuizione si rivelò talmente azzeccata che oggi, diversi Relais de Venise sono stati aperti in Francia, Europa e Oltreoceano.


L'Atmosfera: Un Bistrot Parigino nella Vecchia Monaco

Ma veniamo alla nostra filiale monegasca


È un lunedì di Settembre, con quelle giornate che solo a Monaco riesci a trovare: limpide, calde ma con quella brezza fresca marina che ti ricorda che oramai l’autunno è alle porte e, informati delle lunghe code per accedere al locale, visto che non pare non accetti prenotazioni sotto un certo numero, ci dirigiamo immediate all’apertura del pranzo.

Subito siamo catapultati in un’atmosfera da bistrot parigino, un ambiente accogliente, vivace, lontano da tutte le formalità delle grandi griffe monegasche, accessibile e popolare.

Anche la simpatia e gentilezza della nostra cameriera, scusami cara, non me ne volere ma non ricordo il tuo nome, ci fa sentire a nostro agio. I tavoli sono molto piccoli, altro viaggio nel tempo, applique con paralume di stoffa giallo alle pareti e sedie che porca zozza, avessi conservato quelle che aveva in casa il nonno materno, adesso le avrei immediatamente messe nella mia cucina!


Il Piatto Unico: Entrecôte e Salsa Segreta

insalata le relais de Venise
l'entrecote de le relais de venise

Si parte subito con l’antipasto, una croccante insalatina verde con noci e condita con una classica vinagrette alla senape, siamo in Francia, la senape impera!

E subito dopo ecco sua maestà l’entrecôte, per me servita al sangue e per mio marito blu, in pratica quasi cruda, inondati di salsa segreta. Immediatamente di seguito le pommes alumette invadono il nostro piatto.

La carne è fantastica, senza un filo di grasso, tenera, gustosa e cotta divinamente. A detta di marito, che mi conosce bene, è rimasto scioccato dal fatto che io abbia mangiato una entrecôte cotta in tale maniera e sopratutto, in tale quantità. Non sono una grande fan della carne rossa, ma quando è buona è buona!

Parliamo della salsa, scopro mentre scrivo questo post che, con l’avvento di internet, pare non sia più tanto segreta, ma posso solo dire che è a base di senape. Poi che ci sia aglio, burro o panna, poco importa, sicuramente timo, prezzemolo, dragoncello o forse del basilico, son presenti a dar freschezza, acciughe e/o salsa worchester si, capperi boh, vorrei saperla fare per condire d’ora in poi tutta la mia carne così.

Si parte subito con l’antipasto, una croccante insalatina verde con noci e condita con una classica vinagrette alla senape, siamo in Francia, la senape impera!

E subito dopo ecco sua maestà l’entrecôte, per me servita al sangue e per mio marito blu, in pratica quasi cruda, inondati di salsa segreta. Immediatamente di seguito le pommes alumette invadono il nostro piatto.

La carne è fantastica, senza un filo di grasso, tenera, gustosa e cotta divinamente. A detta di marito, che mi conosce bene, è rimasto scioccato dal fatto che io abbia mangiato una entrecôte cotta in tale maniera e sopratutto, in tale quantità. Non sono una grande fan della carne rossa, ma quando è buona è buona!

Parliamo della salsa, scopro mentre scrivo questo post che, con l’avvento di internet, pare non sia più tanto segreta, ma posso solo dire che è a base di senape. Poi che ci sia aglio, burro o panna, poco importa, sicuramente timo, prezzemolo, dragoncello o forse del basilico, son presenti a dar freschezza, acciughe e/o salsa worchester si, capperi boh, vorrei saperla fare per condire d’ora in poi tutta la mia carne così.


Il Secondo Servizio: L'Elemento Sorpresa

Ad un tratto, e questa cosa dei due servizi, mica l’avevamo capita tanto siamo abelinati, arriva la nostra cameriera con un altro chilo di patatine e il resto della nostra carne affogata in altrettanta salsa, mantenuta al caldo con la candela nello scaldavivande. Più retrò e bohémienne di così non so che dirvi.

servizio in due tempi le relais de venise

E si riparte.

La Salade, L’entrecôte, una montagna di pommes allumette, che avevano il sentore di burro, croccanti e golosissime, una bottiglia di champagne (si doveva festeggiare, ma i prezzi comunque dei vini non sono esagerati), insomma, dopo tutto questo, avremmo dovuto assaggiare anche i dolci.

Sinceramente non siamo riusciti. Ma pare siano molto famosi. Vi lascio una foto del banco dei dolci finti che fa tanto anni 80 e tanto tanto trash rispetto l’atmosfera romantica che si respira in questo locale.

le relais de venise

Dettagli Utili e Giudizio Finale

Il caffè è compreso nel prezzo del menù, come pure l’acqua naturale che in Francia, ti servono del rubinetto ed è buonissima, e a mezzogiorno, dal lunedì al venerdì, includono anche un bicchiere di succo di mela, una birra piccola, non vorrei sbagliarmi, ma qualcosa includono… chiedete.

Esperienza promossa al 100%. Per una volta Tik Tok non racconta bubbole!

mercoledì 28 marzo 2018

I CARCIOFI ALL'INFERNO

Nella settimana di Pasqua, non poteva mancare una ricetta tipica della Liguria: i Carciofi all'Inferno, un semplicissimo contorno, adatto ad accompagnare le più disparate preparazioni di carne.
Un contorno leggero, cucinato con i carciofi di Albenga, perché privi di barba interna che le mie nonne da sempre preparano a Pasqua. 
In casa però è sorto un dubbio amletico, scaturito leggendo la ricetta di questi carciofi su un vecchio testo di cucina genovese: noi li stufiamo in tegame, il libro suggerisce di utilizzare il forno.
Voi come li fate?

carciofi genovesi


Ingredienti per 4 perone: 

  • 8 carciofi di Albenga
  • un grosso ciuffo di prezzemolo
  • 2 spicchi di aglio
  • vino bianco q.b.
  • olio extravergine d'oliva q.b.
  • sale q.b.

Pulite i carciofi, eliminate le foglie dure più esterne, quindi tagliatene la cima; dovrete lasciarli molto alti, circa 6-7 cm di foglia, assicuratevi di togliere le più coriacee. 
Eliminate i gambi, e tagliate piatto il fondo dei carciofi, così che possano rimanere in piedi in un tegame durante la cottura. 
Lasciate tutto a bagno in abbondante acqua acidulata con il succo di un limone. 
Tritate il prezzemolo finemente assieme agli spicchi d'aglio, mi raccomando eliminate l'anima a quest'ultimo. 
Riprendete i carciofi e, a uno a uno, scavateli al centro con le mani e allargate le foglie più esterne. Riempiteli con abbondate trito di aglio e prezzemolo. 
Prendete una casseruola e copritene il fondo con un filo d'olio extravergine d'oliva, aggiungete un centimetro d'acqua e mezzo bicchiere di vino bianco, quindi adagiate a testa all'insù i carciofi posizionandoli ben stretti in modo che rimangano in piedi. 
Spolverizzate con un pizzico di sale e cuocete a fuoco medio per circa 15 - 20 minuti, fintanto che i carciofi saranno teneri e che l'acqua su fondo tutta assorbita. 
Servite a piacere, caldi o freddi. 

lunedì 19 marzo 2018

PICCOLI FLAN DI MICCI (NAVONI) E SALSA ALLE ACCIUGHE

In genovese si chiamano micci o nauin. In italiano, semplicemnete navoni e sono una varietà di cavolo dalle foglie bluastre - verdi dei quali si usa consumare la radice che si presenta tozza e allungata.
I navoni ricordano vagamente una patata: hanno la buccia sottile e la loro "pasta" interna è gialla, il sapore delicato e pungente allo stesso tempo, a mio parere può forse ricordare quello dei topinambur passati nell'aglio.
Un ingrediente molto interessante e versatile per noi appassionati di cucina che purtroppo, facciamo molta fatica a reperire a causa della poca richiesta: l'altra sera mio suocero, appena li ha visti in cucina si è sentito mancare; gli hanno ricordato la guerra, - mia madre ne portava quintali a casa, ricordo ancora l'odore pungente che sentivo appena salite le scale, e poi li mangiavamo bolliti, con un po' di sale, ricavato ovviamente, facendo evaporare l'acqua del mare...-
Nel ponente genovese oramai sono rimasti solo due contadini a coltivare questi cavoli, nella valle Cerusa (alle spalle di Voltri per intenderci) quindi potrete immaginare la fatica che faccio a reperirli durante la stagione migliore per i navoni, ossia l'autunno e l'inverno.
Per celebrare i micci (navoni) in degna maniera, ho voluto adattare una ricetta del flan piemontese di cardi, "genovesizzandola" il più possibile!

micci

venerdì 16 marzo 2018

TAGLIATELLE DI CASTAGNE ALL'ANTICA E TANTO #ORGOGLIOPESTO

Benvenuti nella settimana più verde dell'anno!
Sopratutto qui in Liguria dove, dallo scorso lunedì 13 marzo sono cominciati i festeggiamenti e la raccolta firme per la candidatura a Patrimonio dell'Unesco del Pesto Genovese.
Cari lettori, parliamoci chiaro: lo è la pizza, perché non può esserlo anche la nostra amata "salsa"?
Una settimana densa di appuntamenti, tutti consultabili QUI, culminante sabato con "Il Campionato Mondiale del Pesto al Mortaio". 
E su questo blog, tornato online dopo qualche mese, voglio festeggiare questa settimana speciale con un piatto da #orgogliopesto che viene dall'entroterra genovese. 
Una volta, quando la farina di frumento era preziosa quanto l'oro e scarseggiava, si preparava la pasta fresca mescolandola con la farina di castagne, reperibile in quantità decisamente più abbondanti e assai più calorica. 
All'uso, quando magari terminavano pure le patate, si usava sostituirle con i cavoli navoni, dei quali vi parlerò nel prossimo post, condendo tutto con abbondante pesto e portando in tavola un ottimo piatto sostanzioso con quello che la campagna forniva.



Ingredienti per 4 persone

  • 150 g di farina di castagne 
  • 350 g di farina 1
  • un uovo 
  • poca acqua 
  • sale. 
Per condire
Pesto genovese (post vecchissimo per ottenere un pesto decente con il frullino)
Un piccolo cavolo navone 

Setacciate entrambe le farine sul piano di lavoro e disponetele a fontana. 
Rompetevi nel mezzo un uovo, aggiungete un bel pizzico di sale e cominciate a impastare aggiungendo pochissima acqua, tanta abbastanza da avere una pasta soda e compatta. 
Attenzione a non aggiungere troppo liquido, in cottura le tagliatelle si romperanno. 
Formate una palla e avvolgetela nella pellicola. Lasciate riposare tutto in frigorifero per almeno mezz'oretta. 
Nel frattempo pelate il navone e tagliatelo a cubetti non troppo grossi, lavate bene sotto l'acqua corrente e tenete da parte. 
Riprendete la pasta, ora avete due soluzioni:
1 - Utilizzando il mattarello, stendete la pasta dello spessore di 2 mm circa, poi arrotolatela su se stessa e, con il coltello, tagliate tante strisce regolari, così da ottenere tante tagliatelle. 
2 - Stendete la pasta con la classica Imperia, l'attrezzo universale delle nonne, non troppo sottile, mi raccomando: con la mia macchinetta, sono solita fermarmi a metà dei numeri dello spessore. Successivamente utilizzate il rullo per le tagliatelle. 
Scaldate abbondante acqua in una pentola capiente, salatela e, una volta che bolle, buttatevi i navoni a cubetti. 
Trascorsi 5 minuti, tuffate le tagliatelle e cuocetele, avendo cura di mantenere il bollore dell'acqua basso. 
Assaggiate per stabilire il vostro grado di cottura preferito, a noi piacciono al dente, quindi trasferite tutto in una capiente ciotola e condite con abbondate pesto. 

mercoledì 6 dicembre 2017

FRISCEU LIGURI E IL LIBRO LIEVITATI DI LIGURIA

I frisceu genovesi sono semplici frittelline di acqua, farina e lievito. 
Un classico della Liguria, il vero street food made in Genova. Tra i vicoli del capoluogo, specialmente in Sottoripa, resiste ancora La Friggitoria Carega, che ogni giorno, frigge quintalate di impasto per frisceu, condito anche con cipolline o lattuga. 
fonte www.sagep.it
In occasione delle prossime feste natalizie, mi sono voluta fare un piccolo regalo in anteprima: il libro Lievitati di Liguria, dolci e salati, delle mie amiche Ilaria e Valentina
Un libro davvero interessante, che racchiude tra le sue pagine l'essenza della cucina ligure, raccontando storie, aneddoti e leggende su ogni ricetta proposta. 
In questa piccola "bibbia" dei lievitati liguri, le ricette sono originali e, dove ve ne fosse il caso, rispettano addirittura l'indicazione del disciplinare; troverete la focaccia declinata in tutte le sue varianti, il pandolce, alto e basso, le olandesine, i chiffari e l'ottimo pane di Triora, ma anche quei prodotti tipici di alcuni paesini, sconosciuti ai più, come la galletta del marinaio, la revzora di Campoligure o la micchetta di Dolceacqua.
E a pagina 50 ho trovato una dimostrazione perfetta per riprodurre quelle famose frittelline, ovvero i frisceu, che hanno contraddistinto la mia infanzia: ad ogni festa di paese non poteva mancare il classico "banchetto" che "spacciava sacchettate" di bollenti fritti.
Frisceu per tutti i gusti: aperitivo e merenda, sono sempre ottimi!